LA STRAGE DEI ROMANOV

Nicola II Romanov nasce nel 1868, primogenito di Alessandro II e Maria Fëdorovna (figlia di Cristiano IX di Danimarca). Nel novembre 1894, alla morte del padre, diventa zar di Russia, con una festa di incoronazione in cui muoiono 1.400 persone schiacciate tra la folla, e si sposa con Alice d'Assia, che assume il nome di Alessandra Fëdorovna, dalla quale avrà cinque figli. I primi dieci anni di regno di Nicola II, grazie al riavvicinamento alla Francia (che concede prestiti) e alla politica del ministro Sergej Vitte, rappresentano un periodo economico brillante per la Russia: si realizza la rete ferroviaria e aumentano le esportazioni di cereali, legno e minerali preziosi.

Dal maggio al luglio 1899, lo zar partecipa alla conferenza dell'Aja per la soluzione pacifica delle controversie internazionali e la riduzione degli armamenti.
Nel 1904-1905, le mire espansionistiche in Manciuria di Nicola II si concludono con una pesante sconfitta negli stretti di Tsushima a opera della flotta giapponese. Nel gennaio del 1905 una manifestazione di protesta di centomila operai e contadini guidata dal pope Gapon sulla piazza di Pietroburgo è repressa con il sangue su ordine dello zar (che da allora fu appellato "Nicola il sanguinario") causando la morte di duecento persone e il ferimento di altre mille.
A questa strage segue una serie di rivolte e scioperi che costringe Nicola II, nell'ottobre 1905, a emanare un manifesto che annuncia la concessione di alcune libertà costituzionali e di un'assemblea legislativa (duma), di fatto istituita l'anno successivo, e l'avvio di importanti riforme (1907-1908).
Ma, di fronte alla nascita e organizzazione del proletariato industriale, alla formazione di un'intelligencija rivoluzionaria e alla costituzione di nuovi movimenti politici che richiedono maggiori libertà, Nicola II - di carattere debole, indeciso, facilmente influenzabile, talvolta travagliato da crisi mistiche - "si ripara dietro il dogma dell'autarchia zarista", soffocando i conflitti, tra cui va ricordato quello dell'aprile 1912 conclusosi con il massacro dei minatori in sciopero della miniera d'oro della Lena in Siberia.

Lo scoppio della prima guerra mondiale (nella quale la Russia è alleata delle potenze democratiche dell'epoca) porta in quattro anni, dal 1914 al 1917, alla morte di quasi sei milioni di russi, a causa degli errori strategici dello Stato Maggiore russo e dello stesso zar e della nefasta influenza sulla famiglia imperiale del monaco Grigorij Efimovic Rasputin (1871-1916) che, raggiunta l'illimitata fiducia dello zar, impone propri seguaci alla guida del governo, instaurando un regime d'arbitrio e di corruzione. Questo stato di cose acuisce i conflitti sociali che sfociano nella rivoluzione antizarista del febbraio 1917.

Il 2 marzo Nicola II abdica. È arrestato e rinchiuso nella casa del mercante Ipat'ev a Ekaterinburg sugli Urali, dove nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1918 viene ucciso, assieme alla moglie Alessandra e ai figli Alekseij, Tatiana, Ol'ga, Maria e Anastasia, al medico personale e a quattro servitori, per iniziativa del locale soviet - ma forse in esecuzione di ordini superiori che temono un colpo di mano dei "bianchi".
Gli incaricati dell'eccidio fanno scendere i prigionieri nella cantina e lì il capo della banda, Jakov Jurovskij, legge l'ordinanza della fucilazione; poi viene spenta la luce e aperto il fuoco. Jurovskij spara a bruciapelo su Nicola II con una Colt, i suoi uomini scaricano le loro rivoltelle nel mucchio.

Quando è riaccesa la luce, sei persone sono ancora vive: il piccolo Alessio, tre delle sorelle, il fedele medico Borkin e una cameriera.
Vengono finiti a rivoltellate, salvo Anastasia che è trafitta da vari colpi di baionetta. Lo storico Aleksandr Bokhanov sostiene che "gli ultimi sedici mesi della vita dello zar sono stati perfetti dal punto di vista cristiano" e che "nessuno dei Romanov si è ribellato alla prigionia imposta loro dai bolscevichi, tutti sono andati davanti al plotone di esecuzione con cristiana rassegnazione", sottolineando la risaputa, profonda devozione dello zar e della zarina che andava sicuramente oltre i doveri politici nei confronti della Chiesa.

Nel 1991 i corpi della famiglia imperiale vengono riesumati, ma mancano quelli di Alessio e Maria, probabilmente bruciati dai bolscevichi.